di Alfonso Santoriello
ProfessoreProfessore di Archeologia dei Paesaggi e Metodologie della ricerca archeologica presso il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno.
Paesaggi culturali e nuove sfide della società post Covid19
Le aree interne italiane costituiscono circa tre quinti dell’intero territorio nazionale e pur essendo caratterizzate da notevoli risorse ambientali e culturali, molto spesso si trovano a dover affrontare fenomeni di marginalizzazione e diminuzione dei servizi e delle funzionalità, che portano allo spopolamento e all’abbandono. Eppure queste aree possono rappresentare un’opportunità, soprattutto in seguito alla dimostrata capacità di resistenza di fronte all’emergenza sanitaria, grazie proprio alla loro qualità della vita.
Il paesaggio rurale è un’entità culturale complessa, composta da molteplici forme ed elementi, in relazione con le attività umane, che si modifica dinamicamente.
Già negli anni Ottanta del secolo scorso una certa tradizione antropologica aveva osservato come l’assenza o la sottovalutazione della dimensione storica avesse portato i piccoli centri abitati e i villaggi di aree rurali alla disarticolazione della comunità dal contesto politico ed economico in cui nel tempo si è progressivamente inserita. Questo in molti casi ha causato una perdita di identità territoriale, pur mantenendosi all’interno di un insieme più ampio, come tessere di un mosaico che si disallineano dalla trama generale.
È importante la percezione culturale del paesaggio che rinsaldi i legami identitari con i luoghi e le radici locali
Nel susseguirsi delle trasformazioni è fondamentale riconoscerne le peculiarità, la memoria dei luoghi, le eventuali manifestazioni di degradazione e le mutazioni occorse nel tempo per provare a definire e progettare nuove forme di gestione e valorizzazione che abbiano come obiettivo comune la sopravvivenza dei luoghi identitari e il loro sviluppo sostenibile. Soltanto la conoscenza del paesaggio, delle sue forme e delle sue strutture, è in grado di fornire una base concreta all’intervento economico e sociale.
L’importanza di una percezione culturale del paesaggio che rinsaldi i legami identitari con i luoghi e le radici locali è in linea con gli orientamenti del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea (Council of Europe Framework Convention on the Value of Cultural Heritage for Society -Convenzione di Faro-, Convenzione Europea del Paesaggio, Permanent European Conference for the Study of the Rural Landscape). In particolar modo nelle aree rurali interne, vasti territori caratterizzati da forme ecologiche e sociali peculiari, con settori tuttora attivi nella loro continuità d’uso, sono minacciati da dinamiche decostruttive, che causano perdita di biodiversità, degrado dei paesaggi umani e perdita di conoscenze.
Questi territori affascinanti, si pensi ad esempio ai paesaggi collinari incontaminati del Sannio-irpino o agli estesi tratturi d’altura molisani, ben si prestano a sperimentare idee progettuali il cui intento principale è quello di condividere conoscenze e esperienze in modo da offrire, attraverso uno scenario a “schermo intero” una visione contestuale, in cui sono esaltati i diversi elementi del patrimonio che caratterizzano l’identità storico-culturale fortemente differenziata di questi luoghi (l’arte, l’ambiente, la memoria, la storia, i culti, le peculiarità enogastronomiche, etc.).
La ricerca scientifica può (e deve) farsi carico di un principio di identità civica inderogabile
Sulla scia di queste brevi considerazioni, appare irrinunciabile consolidare l’intima relazione della conoscenza del patrimonio, tangibile e intangibile, con i territori, coglierne le essenze più profonde, promuoverne la dimensione culturale e il carattere di eccellenza.
La ricerca scientifica può (e deve) farsi carico di un principio di identità civica inderogabile, facendo seguito a indirizzi e direttive europee sul valore sociale dei beni culturali, materiali e immateriali, rafforzando il senso di appartenenza delle comunità.
La crisi economica e sociale, aggravata dall’emergenza sanitaria, ha certamente provocato la contrazione degli investimenti pubblici per la cultura, ma, al tempo stesso ha creato, nelle aree rurali, dove gli effetti della pandemia sono stati nella maggior parte dei casi estremamente ridotti, uno spazio per lo sviluppo di azioni e visioni nuove, ispirate a un maggiore coinvolgimento e partecipazione attiva delle imprese private e dei cittadini, sia in funzione di interessi comuni e convergenti sia per la connessione al patrimonio in termini di filiera.
Un impatto pervasivo e capillare potrà assicurare nuove prospettive di imprenditoria culturale (ICC), con una nuova visione gestionale dei territori, attraverso la creazione di Sistemi Integrati di Conoscenze e la costruzione di reti e modelli di economia circolare, in special modo nell’ottica dell’open science e della green economy, capaci di attivare modelli virtuosi di sopravvivenza delle comunità, configurando un eco-sistema in grado di produrre azioni efficaci, capitale innovativo e valore condivisibile.